lunedì 25 gennaio 2010

Transiberiana: mito in valigia

Dice Tolstoj da qualche parte nell’Anna Karenina che il destino del popolo russo è quello di conquistare e civilizzare con i suoi contadini le grandi terre a Est. È il loro lontanissimo Far East, così come la conquista dell’ovest nordamericano ha determinato la storia e la cultura degli Stati uniti. Solo che, a differenza della West Coast, dove a un certo punto i cowboy si sono dovuti fermare causa oceano e adesso ci sono i Mc Donalds, i territori a sinistra di Mosca – che poi, ricordiamocelo, sono la stragrande maggioranza del paese – sono ancora di fatto, soprattutto nell’immaginario nostro e loro, terra di conquista e di mistero. Una grande macchione verde sul mappamondo. Tagliato da una linea ferroviaria-mito.

Transiberiano è il campo d’azione di Paolo Cagnan, giornalista e viaggiatore veneto (regione di esploratori) che nelle “Cronache semiserie” di Con tutti i posti che ci sono, parte sull’unica ferrovia che si vede dalla luna. Vuole scoprire cosa c’è di vero dietro i tanti miti della frontiera euroasiatica e anche, come molti noi, cosa sta succedendo nell’ex Urss, il grande mistero politico-geografico di questi anni. Il suo piccolo libro è divertente perché ispirato e ironico, pieno di dati interessanti – ad esempio quelli sull’inquinamento e la circolazione di rifiuti tossici – e perché ci racconta un turismo autarchico e in controtendenza.

Cagnan sceglie volutamente di viaggiare in modo lento e disagiato, non particolarmente economico. Nell’epoca in cui ogni secondo degli all inclusive è programmato, si condanna a guardare per ore lo stesso bosco scorrente di betulle, se non addirittura lo stesso cartello in cirillico, fermo in una stazione per l’ennesimo controllo di confine. E se in altri più coreografici continenti anche i paesaggi si valutano in euro lui snobba hotel e centri storici e va dormire nei B&b – o con lo scambio-caso – nelle periferie. È così che si incontrano i russi di oggi. I russi che in treno mangiano e bevono, ridono e fanno la doccia.

Con pazienza e grande apertura mentale, Cagnan smonta attraversando la Comunità degli stati indipendenti e poi la Mongolia stereotipi e sentito dire. Vince perfino il tic snobista di tanti scrittori-viaggiatori, e arriva a sopportare l’idea di non essere l’unico a viaggiare così, accettando che i viaggiatori transiberiani siano oggi una piccola tribù, in parte italiana. Gente che il gran viaggio lo fa da giovane e alternativa o da neopensionato iperattivo, o come coronamento del sogno di una vita. Un po’ ne conoscerete anche attraverso il blog dell’autore o attraverso piccoli tour operator specializzati come metamondo o Transib. Un libro perfetto anche per conoscere la collana Vallecchi Off the road. Fra i cui titoli mi stuzzicano anche L'Atlante americano di Giuseppe Antonio Borgese e il Viaggio in Etiopia e altri scritti africani di Malaparte/La Foglia…

Gianfranco Raffaelli, Viaggi di Carta
Corriere della Sera

http://viaggidicarta.viaggi.corriere.it/