IL V-DAY DELL'ARMATA ROSSA
A seguire l’onda non si sbaglia mai. È domenica mattina e c’è molto movimento. Intere famigliole, giovani madri con bimbi in carrozzina, coppie di anziani. Si dirigono tutti verso Ploščad’ Kirova, la piazza principale. Irkutsk, poco meno di 600 mila abitanti, è la città più vicina al lago Bajkal: 60 chilometri. Oggi è il nove maggio, il giorno della Vittoria. (...) Sulla Ulitsa Sukhe-Batora, vengo superato da una coppia di vecchi. Avanzano a passo di marcia, incredibilmente impettiti. Sono così curioso che accelero, li affianco e li scruto a lungo, prima di lasciarmi nuovamente superare. Sono marito e moglie, di sicuro. Lui, sopra gli ottant’anni, la divisa militare lustra che ancora puzza di naftalina con qualche decina di medaglie al petto. Lei, forse un po’ più "giovane", con un abito nero-lutto, medagliata quasi quanto il coniuge, un buffo berretto grigio e l’aria di chi ne ha passate tante. Sapevo, prima di partire, che mi sarei ritrovato nel bel mezzo del giorno della Vittoria, anche se non avevo trovato una spiegazione convincente di quella data. L’ammiraglio Karl Dönitz, comandante in capo delle forze armate tedesche dopo il suicidio di Hitler il 30 aprile 1945, chiese la resa che fu poi firmata dal generale Alfred Jodl nel quartiere generale di Eisenhower a Reims, il sette maggio. Un secondo documento che sanciva a sua volta la capitolazione della Germania fu sottoscritto nel quartiere generale sovietico di Berlino il giorno dopo, l’otto maggio. Perché la fine vittoriosa della guerra al nazifascismo si celebri il nove è una cosa che mi sfugge -la burocrazia non va compresa, ma applicata - sino a quando non trovo la soluzione su wikipedia: la resa entrò ufficialmente in vigore alle 23.01 dell'8 maggio, ma per l'Unione Sovietica e i paesi del Patto di Varsavia che seguivano il "Moscow Time" era già il 9.
"Con tutti i posti che ci sono...
Cronache semiserie lungo la Transiberiana"
Paolo Cagnan, Vallecchi editore